• 25 Marzo 2021
  • Il pericolo di perdere l’intimità con Dio

    La vita del leader cristiano è incentrata sul servizio cristiano. Le richieste di responsabilità che accettiamo dagli altri occupano il nostro calendario in modo tale che non abbiamo più tempo per nulla. Neanche per Dio.
    Il servizio cristiano, senza l’unzione dell’intimità con Dio, diventa qualcosa di molto arido e doloroso nel corso degli anni, a meno che il leader non si riprogrammi mentalmente. In questa riprogrammazione, egli permetterà alla sua mente di passare dall’attenzione per la devozione a Dio alla dedizione al mantenimento dell’opera. Quando questo accade, Dio diventa solo un riferimento necessario nella vita quotidiana del leader. Tutto il resto è la gestione delle attività del popolo di Dio.
    Che miserabile cambiamento!
    Che impoverimento spirituale! Lo “zelo” per il servizio mette da parte il bisogno di spiritualità e di intimità con l’Altissimo. Diventa una questione di bollette da pagare, del mantenimento del patrimonio, della politica ecclesiastica e di altre cose necessarie all’amministrazione della comunità, ma l’altare di Dio è assente dalle lacrime di pentimento, dall’angoscia, dalla speranza e dalla fede.
    Per molti (anche se sospetto che questi siano la maggioranza), gli esercizi spirituali di preghiera, la lettura quotidiana delle Scritture, l’intercessione costante, il digiuno, il culto personale e intimo sono ricordi di un tempo in cui non “servivano” il Signore nella Sua opera, ma “vivevano” la fede nella semplicità e nella condizione di un membro ordinario della chiesa.
    A dire la verità, è mia convinzione che, se il credente vuole davvero trovare chiari esempi di intimità con Dio, dovrebbe, di regola, cercarli tra i membri della chiesa e non tra la maggior parte dei pastori.
    Il problema è che, nel corso degli anni, l’influenza della leadership, nel bene e nel male, colpisce le persone. Come il profeta Osea disse più di 2.600 anni fa: «Come il popolo, così sarà il sacerdote; e io li punirò per le loro vie e darò loro la ricompensa delle loro opere» (Osea 4:9).
    Giacomo, con immensa chiarezza, ci avverte tutti: «Fratelli miei, non diventate molti di voi maestri, perché riceveremo un giudizio più grande» (Giacomo 3:1).
    Il pericolo del giudizio severo di Dio su noi leader cristiani non è un argomento di cui ci piace parlare. Ma è reale. Dio riterrà responsabili tutti coloro che devono rendere conto del loro operato, che sono visti come leader del suo popolo. Alcuni, in questo resoconto al Creatore, riceveranno grandi doni, rappresentati dalle metafore dell’oro prezioso, dell’argento e delle pietre di valore. Molti, tuttavia, riceveranno legno, fieno e paglia (1 Corinzi 3:10-5).
    Questi premi sono i doni divini dati ai leaders (vedere capitolo 4:1 per confermare il contesto del passo biblico) che hanno sviluppato i loro ministeri (vv. 13 e 15) in mezzo al popolo di Dio. Non dobbiamo ingannare noi stessi, quello che seminiamo, allo stesso modo lo raccoglieremo.

     

    ELIAS DANTAS